Si ferma il mondo
quando sollevi i tuoi capelli sopra il capo
e li sollevi
come sollevi il peso del mondo dal mio capo.
Li sollevi come sole
che sorge oltre l’orizzonte dell’incanto.
Tu mi fai venire in mente
quando da bambino mio padre guidava piano
e io facevo l’onda con la mano
fuori dal finestrino
lasciandomi accarezzare dal vento
e mi sentivo libero di cambiare direzione alle cose
e mi sentivo forte, perché mio padre mi guardava e rideva
e rideva dal cuore,
rideva nonostante quella macchina ancora non fosse pagata del tutto
rideva nonostante la vita lo avesse reso troppo in fretta padre e adulto
rideva nonostante sapesse cosa vuol dire perdere un fratello
un fratello minore
che è un po’ come un figlio che dovresti proteggere.
Mi sentivo forte
perché con quel gesto infantile
cambiavo la direzione a tutte quelle cose,
proprio come te
ora che ti sollevi i capelli sul capo.
Li sollevi
e mi convinci
che non è impossibile
ciò che penso lo sia.
Mi convinci
che fare le cose nelle stagioni sbagliate non è sbagliato
andare al mare d’inverno, giocare a non farsi prendere dalle onde e bagnarsi i piedi e le ginocchia
selezionare in agosto le foto da stampare, lasciandosi ustionare dal pc sulle ginocchia
andare in bici quando saremo vecchi e magari cadere e sbucciarci le ginocchia.
Mi convinci
che non è vero che ci sia un tempo giusto per ogni cosa.
Mio padre ne è la prova,
un padre troppo giovane che ha vinto le sue battaglie.
Dovrei versarti del vino tra i seni
aspettare che si riempia il tuo ombelico,
forse non c’entra niente con tutto quello che ho detto finora,
ma quando ti sollevi i capelli sul capo
e si ferma il mondo
non posso non pensarci.
Sono pur sempre un uomo.
Sono pur sempre il tuo uomo.